C’è una generazione che sta cambiando le regole del gioco nel settore turistico, e non è un cambiamento da poco. La Generazione Z, cresciuta tra touch screen e social network, ha idee molto chiare su cosa significa viaggiare. Non cercano una semplice vacanza, ma un’esperienza che parli la loro lingua, rifletta i loro valori e li faccia sentire parte di qualcosa di autentico.

Per gli operatori del turismo, dagli hotel ai tour operator, capire e intercettare questi nuovi bisogni non è solo una sfida: è una rivoluzione culturale. E chi non si adatta, rischia seriamente di restare indietro.

Viaggio, identità e connessione: la Gen Z non vuole solo partire

Per chi è nato tra il 1997 e il 2012, il viaggio non è un lusso né una pausa: è un mezzo per costruire la propria identità, scoprire nuove prospettive e condividerle in tempo reale. Questa generazione è cresciuta in un mondo iperconnesso, dove ogni esperienza può essere trasformata in contenuto e ogni contenuto in dialogo.

Dimentichiamo quindi l’idea del turista “passivo”: la Gen Z vuole interagire, capire, partecipare, lasciandosi ispirare da ciò che è autentico, non costruito ad arte per il marketing. Preferiscono dormire in un agriturismo che valorizza il territorio piuttosto che in un hotel anonimo a cinque stelle. E se l’hotel è a cinque stelle, meglio che sia anche sostenibile, smart e con una buona connessione Wi-Fi.

L’esperienza comincia prima della partenza (e continua ben oltre il rientro)

Per la Gen Z, il viaggio non inizia con la prenotazione, ma molto prima, nel momento in cui vedono un reel su TikTok, una storia su Instagram o una recensione autentica su Google. La fase dell’ispirazione è parte integrante dell’esperienza turistica. Ecco perché è fondamentale che le strutture ricettive siano presenti – e ben visibili – sulle piattaforme dove questa generazione si informa e si emoziona.

Non si tratta solo di esserci, ma di esserci nel modo giusto: con contenuti veri, video brevi ma impattanti, testimonianze di ospiti reali, storytelling coinvolgente e trasparente. Il linguaggio dev’essere fresco, il tono umano, l’immagine coerente con ciò che l’esperienza promette.

Una volta tornati a casa, la vacanza non finisce. Le foto condivise, i commenti lasciati, i messaggi con amici e follower: tutto contribuisce a rafforzare (o indebolire) la reputazione del brand turistico. Ed è proprio qui che si gioca la fidelizzazione.

Digitali per natura, ma affamati di relazioni reali

Chi pensa che la Gen Z sia fatta solo di like e filtri non ha capito niente. La tecnologia è il loro mezzo, non il loro scopo. Usano il digitale per orientarsi, informarsi, comunicare. Ma una volta arrivati sul posto, vogliono vivere esperienze tangibili, incontrare persone vere, imparare qualcosa che li arricchisca davvero.

Il concetto chiave è connessione: sia essa online o umana, deve essere profonda, sincera, memorabile. Gli hotel che riescono a costruire relazioni, a raccontare il proprio progetto, a coinvolgere emotivamente l’ospite, vincono. Il design e i servizi contano, certo. Ma se non si riesce a creare un legame, il ricordo sbiadirà in fretta.

Il valore dell’autenticità: la narrazione più potente

A differenza delle generazioni precedenti, la Z è estremamente attenta a ciò che è vero, coerente, onesto. Il marketing patinato, le promesse vuote, le esperienze fittizie non fanno presa su di loro. Anzi, generano sfiducia.

Per attrarre questi viaggiatori, serve una comunicazione basata sulla narrazione autentica. Raccontare la storia di una struttura, mostrare il dietro le quinte, coinvolgere lo staff, condividere i successi ma anche le difficoltà, rende tutto più credibile e umano. E l’umanità, oggi, è la leva persuasiva più potente.

Un esempio? Un hotel che racconta la propria transizione ecologica attraverso brevi video sui social, interviste con il personale e collaborazioni con fornitori locali trasmette molto più valore di mille slogan.

Sostenibilità, etica, impatto: la scelta non è più neutra

La Generazione Z è profondamente sensibile ai temi ambientali e sociali. Non è solo una moda passeggera, ma una consapevolezza radicata. Chi viaggia vuole sapere dove va a finire il suo denaro. Vuole scegliere strutture che rispettino l’ambiente, che sostengano le economie locali, che riducano l’impatto del turismo di massa.

Per gli hotel e i territori, questo significa adottare pratiche sostenibili reali, comunicarle con trasparenza e renderle parte integrante dell’esperienza. Anche piccoli gesti – come eliminare la plastica monouso, offrire colazioni con prodotti locali, compensare le emissioni – possono fare una grande differenza. Ma attenzione: la Gen Z riconosce subito il greenwashing. Solo chi è davvero coerente conquista la loro fiducia.

Marketing per la Gen Z: niente pubblicità, solo conversazione

L’errore più grande? Pensare di vendere alla Generazione Z con spot pubblicitari vecchio stile. Questa generazione non vuole essere “convinta”: vuole essere coinvolta. Il marketing deve diventare conversazione, interazione, condivisione.

Serve costruire una presenza digitale coerente, fatta di contenuti generati dagli utenti, collaborazioni con creator credibili, e una forte attenzione all’ascolto. Rispondere ai commenti, accogliere le critiche, mostrare il lato umano della struttura: tutto questo genera engagement, più di qualsiasi promo stagionale.

L’unico elenco di questo articolo? Eccolo: per comunicare con la Gen Z serve essere trasparenti, creativi, rapidi, interattivi, autentici.

Conclusione: chi saprà ascoltarli, saprà conquistarli

Ripensare il turismo per la Generazione Z non significa cambiare tutto, ma evolvere nel modo giusto. Significa smettere di parlare ai giovani con il linguaggio del passato e iniziare a costruire esperienze, contenuti e relazioni che abbiano senso nel presente.

La Gen Z non è solo un target: è una spinta verso un turismo più consapevole, connesso e significativo. Chi saprà ascoltarli, comprenderli e innovare con sincerità, si troverà non solo con più prenotazioni, ma con una community di viaggiatori fedeli, pronti a tornare e a raccontare quanto è stato speciale quel viaggio.